Cosa ne pensano le persone della situazione pandemica che persiste?Bene, solo il 16,7% degli intervistati crede in un ritorno alla normalità precedente, come eravamo abituati a viverla. Mentre per più del 60% si tratterà di uno scenario nuovo, tutto da scoprire e con il quale sarà necessario imparare a convivere. Indicativo anche il fatto che oltre un quinto delle risposte denunci una mancanza di prospettive.
Il ruolo centrale della famiglia
La ricerca rivela, stando alle risposte, il ruolo importante assegnato alla famiglia, anche come elemento di possibile rilancio e di coesione sociale. Da un lato, infatti, il 73,7% degli intervistati ha dichiarato di essere maggiormente preoccupato per il benessere della propria famiglia nell’arco dei prossimi tre anni, facendo seguire il lavoro, la salute e le relazioni sociali. Dall’altro, il 71% si dice disposto a impiegare tempo e risorse alla cura della famiglia e nel 51,8% dei casi ritiene che il nucleo familiare sia il primo valore su cui investire per assicurare la coesione sociale tra i cittadini.
Il ‘fattore’ politici&super stipendiati
Non sarà sfuggito a nessuno che i responsabili (…quelli che hanno il potere fra le mani come milionari e affini, generali, capi di stato e parlamentari vari) non si siano coalizzati per allinearsi alla gente comune. Non si sono abbassati gli stipendi o gli introiti nemmeno di un nichelino. La domanda è: ma se il virus non la smette di circolare a cosa potrà servirgli tutto quel denaro arrogante? Questa sarebbe l’occasione buona per investire quelle enormi masse di soldi per una nuova società. Ma, ovviamente, non interessa a nessuno. Il Titanic affonda ma loro sono a festeggiare con un Martini fra le mani. E non si venga a dire che sia complicato cambiare rotta: lo Stato individua i miliardi, li prende d’ufficio e opera. Nessuno, degli arrabbiati della Rivoluzione francese, è passato a chiedere all’Ancien Régime se fosse d’accordo a tramutarsi in qualcosa di utile.