
Le due leggende lavorarono insieme sul brano Fame, primo singolo estratto dall’album Young Americans
«Stavolta niente fantascienza o concetti strani» dice Bowie alla stampa per presentare Young Americans «Questo album è pura spinta emozionale». A lanciare il disco c’è un singolo in cui Bowie descrive con cinismo il mondo dello show business su un fantastico ritmo Plastic Soul, numero uno in classifica in America il 25 luglio del 1975: si intitola Fame ed è il risultato della straordinaria collaborazione con John Lennon.
Nel 1974 David Bowie è a New York, affitta due suite al Pierre Hotel e si incontra spesso con John Lennon, che vive a New York da quando si sono sciolti i Beatles. Un giorno prenotano gli studi Electric Ladyland Studios (costruiti da Jimi Hendrix), cominciano ad improvvisare e registrano una cover di Across the Universe dei Beatles e un pezzo che nasce da un riff funky di Carlos Alomar (che il chitarrista ha scritto per la cover di Foostompin della band doo wop The Flairs, ma Bowie giudicava sprecato per una cover) e da un testo pungente e carico di ironia scritto da John Lennon.
Si dice che Bowie fosse entusiasta di cantare quel testo per attaccare il music business e chiudere il suo rapporto difficile con Mainman Management che aveva gestito la sua carriera fino a quel punto. «John è la persona che mi ha fatto capire che tutti i manager sono una schifezza. Mi ha spinto a lavorare senza vendere la mia vita a nessuno» ha detto Bowie, «Se sei intelligente capisci quello che vali, e se sei creativo sai quello che vuoi fare». Il rapporto con la fama e il successo diventa importante per Bowie come per Lennon, che ha dovuto iniziare a gestirlo fin da giovanissimo con i Beatles e ancora di più nella sua impegnata carriera solista, e Fame diventa la loro presa di posizione definitiva, provocatoria e geniale, sul culto della celebrità. La cosa curiosa è che diventa anche il loro più grande successo in America. «Per quanto arrogante fosse la nostra generazione, noi tutti sapevamo che facendo qualcosa di davvero buono saremmo diventati famosi. Adesso la gente farebbe qualsiasi cosa per essere famosa, e non è la stessa cosa» diceva Bowie, «La fama non è niente. Il massimo che ti può dare è avere un buon tavolo al ristorante».